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Everybody wants Twinkies – ZOMBIELAND

29 Feb

Zombieland, 2009.

E se il morbo della mucca pazza rendesse zombie chi se ne nutre? Accadrebbe ciò che accade nel film Zombieland: la pandemia colpisce gli Stati Uniti, rendendone gli abitanti dei velocissimi ed atletici non-morti (al contrario dei protagonisti dei primi film di Romero, questi saltano, corrono, insomma, si danno un gran da fare).

Columbus (un giovane Jesse Eisemberg, pre – The Social Network) decide di tornare a Columbus -ohibò- Ohio, sperando di trovare ancora in vita i suoi genitori, incontrando, in compenso, Tallahassee, un nerboruto e tutto pitonato Woody Harrelson, un sopravvissuto in viaggio con lo scopo di trovare una fabbrica di Twinkies. E’ proprio questa smodata ricerca che li fa fermare ad una stazione di servizio, nella quale, dopo un massacro di routine di carne putrida, incontrano due sorelle, Wichita (Emma Stone, sempre WOW) e Little Rock (Abigail Breslin) che, senza troppi complimenti, prendono e se ne vanno con la macchina dei due, che, in compenso, trovano un Hummer pieno zeppo di armi, neanche fosse Natale. Raggiunte le ragazze, decidono di intraprendere il viaggio tutti insieme alla volta di un luna park che, a quanto pare, è un isola felice in mezzo all’apocalisse. Durante un gustosissimo excurcus in casa di Bill Murray che interpreta se stesso (travestito da zombie per camuffarsi e poter giocare in pace a golf, trucco che suo malgrado gli costerà la vita), Columbus e Wichita si avvicinano, cosa che turba la ragazza e che fa sì che riparta con la sorella alla volta del Pacific Playland senza avvertire nessuno (ovviamente, brava furba). Come potrete immaginare, il parco si rivela tutt’altro che Pacific, e le due si trovano a fronteggiare orde di zombies, decidendo di affrontarli dall’alto di uno space vertigo. Il film si chiude con Columbus e Tallahassee che arrivano in tempo per salvare le ragazze dall’inevitabile, Little Rock che dà a Tallahassee il tanto agognato Twinkie e Columbus che capisce, finalmente, di aver trovato quello per il quale era partito: una famiglia. Zombieland è una pellicola veloce, divertente, a tratti con lampi di genio (come la lista di regole da seguire per sopravvivere agli attacchi, o la comparsa di Murray ad un certo punto del film), con un cast ben amalgamato e soprattutto, credibile (perfetto Harrelson e ottima la scelta della Stone, bellaeintelligente sempre). Paragonato ad un suo “simile” qual è Shaun of the Dead, risulta forse meno divertente, ma si fa comunque valere per il suo essere ben girato e molto curato da ogni punto di vista. E’ senz’altro un film da vedere, già solo i titoli di apertura valgono l’acquisto del dvd.

Curiosità: Tallahassee non è l’unico che parte alla ricerca della fabbrica delle merendine Twinkies. Succede anche nell’episodio “Da boom” in Family Guy (i nostri Griffin), durante il quale, dopo un olocausto nucleare allo scoccare dell’anno 2000, i Griffin partono alla ricerca dello stabilimento e, trovatolo pieno di rifornimenti ed in ottime condizioni, vi fondano la Nuova Quahog, con Peter come sindaco. Redie Braun

TFF: Trash Film Festival

5 Dic

Anche in una manifestazione altamente culturale come il Torino Film Festival, Betty è riuscita a scovare pane per i vostri denti affamati di weirdness. Ecco qui la selezione ufficiale di quelli che sono i veri vincitori “amorali” della kermesse.

Gli amanti del genere vampire exploitation potranno apprezzare lo splatter scanzonato e rockettaro di Suck, di Rob Stefaniuk, in cui un cinico ammazzavampiri dà la caccia a una band tra sangue-come-se-piovesse e luridi backstage in un’improbabile lotta fra il bene e il male. Dello stesso sottogenere, ma leggermente più sofisticato, è Vampires di Vincent Lannoo, mockumentary in cui la ricerca antropologica su una famiglia di vampiri è condita con dettagli macabri che neanche gli Addams dei tempi d’oro. Fra gag e sangue, i due film, si spera, inaugurano un nuovo genere: quello dei comici incisivi.

Simpatico intruglio di teen-comedy, erotico di ultima generazione e SCI-FI è invece Kaboom di Gregg Araki, viaggio lisergico di un giovinetto sessualmente confuso fra stalker dotate di poteri magici e massoni killer con inquietantissime maschere da animale in stile Donnie Darko. Impagabile il finale con tanto di esplosione del globo terrestre.

Sempre per gli appassionati di queer, ma più nostalgici, nella retrospettiva dedicata a Huston (qui in veste di attore) figurava Il caso Myra Breckinridge, di Michael Sarne. Da vedere per i contenuti (verbali) espliciti, per le tette di Raquel Welch ma soprattutto per il fatto che né ai tempi dell’uscita né oggigiorno è stato trovato qualcuno a cui sia piaciuto questo film (incluso Gore Vidal dal cui libro era tratto).

Per i fanatici della Marvel e simili, consigliamo l’imperdibile Super di James Gunn, non a caso già sceneggiatore per la Troma: la storia di un quarantenne timido e sfigato che decide di diventare un supereroe, vagamente teocon  ma non per questo meno brutale. L’estetica da Sundance fatta di musichette naif, trovatine witty e retorica da rivincita dei nerd, cede spesso e volentieri il passo a un gore per stomaci forti (che sia simbolica la morte finale di Ellen Page?).

E se tutto questo ancora non dovesse bastarvi, sappiate che L.A. Zombie è stato quasi troppo persino per noi. Non tanto per le ripetute (fino alla monotonia) penetrazioni delle ferite aperte e sanguinolente di ignari cadaveri da parte di un arrapato zombie gay, quanto per la totale assenza di autoironia e l’inspiegabile convinzione di stare facendo Arte del regista Bruce Labruce. A testimoniarlo le musiche fra l’epico e il commosso che costellano i momenti più grotteschi del film.

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